*Intervista del 20 maggio 2020
Ho avuto il grandissimo piacere di fare una bella chiacchierata con il centrocampista del Benevento, Përparim Hetemaj. Da ormai dieci anni in Italia, è diventato un autentico veterano del Calcio Italiano tra Serie A e Serie B. Instancabile guerriero di centrocampo, amato da pubblico e compagni, non ha davvero bisogno di presentazioni. Non perdiamo quindi altro tempo, ecco a voi l’intervista!
ICN: Ciao! A circa sei anni arrivi in Finlandia ed entri subito nell’HJK Helsinki. Che ricordi hai delle giovanili?
PH: Ciao! Si, ho tantissimi ricordi delle giovanili, è stato bellissimo. Mi sono trovato bene con l’HJK quando giocavo li, con i compagni di squadra eravamo una grande famiglia. Difficile scegliere un solo ricordo, facciamo due allora. É pazzesco come abbiamo iniziato a giocare io e mio fratello Mehmet. Siamo andati a vedere gli allenamenti di un mio amico, avevamo sette anni, mio fratello uno in meno, abbiamo visto per la prima volta il Calcio e ci siamo innamorati. Abbiamo chiesto all’allenatore se cortesemente ci faceva entrare a giocare ma purtroppo c’erano regole che non conoscevamo. Eravamo andati a vedere questi allenamenti d’inverno, erano al chiuso, in una sorta di palestra della scuola. Dopo cinque minuti che non smettevamo di chiedergli “per favore facci giocare, facci giocare” ci ha fatto entrare. Da quel momento è iniziata la nostra storia.
Un altro episodio che ricordo delle giovanili, era un torneo molto sentito nel Nord Europa, la “Dana Cup”, siamo andati li con la squadra. Non avevamo tantissimi soldi, era il ’98, mio padre ha lavorato tanto ed è potuto venire insieme a me. Alla fine sono stato eletto miglior giocatore del torneo e siamo arrivati secondi, è un bellissimo ricordo.
ICN: Che ricordi hai invece dei tuoi incontri in Veikkausliiga?
PH: In Veikkausliiga sinceramente, ricordo che la prima partita sono entrato in campo a dieci minuti dalla fine, credo fosse l’ultimo cambio. Ho fatto poco in quella partita ma tutto l’anno poi è andato benissimo, ho ottimi ricordi. Non ho mai vinto la Veikkausliiga e vorrei vincerla.
ICN: Tu e tuo fratello Mehmet avete un solo anno di differenza. Com’è stato da ragazzini, calcisticamente parlando, il vostro rapporto? Spesso i fratelli da piccoli si sfidano tra loro per dimostrare di essere il migliore. Era il vostro caso o non c’era rivalità?
PH: Si è vero, mio fratello ha un anno meno di me e abbiamo sempre avuto un rapporto bellissimo. Non c’era rivalità, abbiamo sempre cercato di spingerci a vicenda perchè il nostro obiettivo era che entrambi diventassimo calciatori. Era un obiettivo perché venivamo da una famiglia che non aveva tanto ed il Calcio poteva essere qualcosa che poteva permetterti di prenderti cura della tua famiglia. Però si, quando ci allenavamo volevamo vincere quindi ci picchiavamo in campo (ride), lui mi picchiava di più perché spesso io avevo di più la palla.
ICN: A quell’epoca avevi un idolo calcistico? Ti ispiravi a qualche campione?
PH: Il mio primo idolo da bambino era Roberto Baggio! Guardavo con mio padre i Mondiali del ’94 e la squadra che piaceva a mio padre era l’Italia quindi da li, è iniziato tutto. Certo, poi più avanti mi sono innamorato calcisticamente di Rivaldo e poi di Nedved. Erano questi gli idoli più grandi che ho avuto da ragazzo.
ICN: Dopo la Finlandia arrivi in Grecia, un posto comunque molto diverso. Come ti sei trovato? Cè una grande differenza tra il Calcio Finlandese e quello Greco?
PH: Si, c’è una grande differenza. All’epoca la Grecia aveva un bel campionato, c’erano sempre due squadre in Champions League, infatti l’anno in cui sono andato, giocavamo in Champions League. Purtroppo non ero pronto, ero giovane ed ho fatto un po’ fatica all’inizio. Poi dopo due mesi, sono migliorato tanto ed ero pronto, però appunto, ci ho messo due mesi, ho lavorato davvero tanto ogni giorno. Avevamo un allenatore spagnolo, mi chiedeva tanto e non era facilissimo. La cosa più difficile era l’aspetto mentale, perché prima di questo momento non avevo mai vissuto fuori casa, dovevo fare tutto da solo, non avevo i miei genitori, non avevo la mia famiglia quindi ero da solo, era difficile. Il periodo in Grecia è stato positivo, sono migliorato tanto però poi purtroppo sono dovuto andare via per problemi economici.
ICN: Dalla Grecia, dopo una parentesi in Olanda, arrivi in Italia e da quel momento non ti sposti più. A Brescia ti ricordano con molto piacere. Com’è stato il tuo primo anno in Italia? É stato difficile l’impatto con il Calcio Italiano?
PH: Si, dopo la Grecia sono dovuto andare per sei mesi in Olanda, perché la mia squadra non mi pagava. Sono andato quindi al Twente però quando sono arrivato l’allenatore mi ha detto “non mi servi” quindi mi faceva allenare con la seconda squadra. Dopo quattro mesi però mi sono inserito in prima squadra. Dopo abbiamo parlato con la dirigenza e abbiamo chiesto se fosse possibile andare via. Mio fratello giocava in Italia già, aveva qualche contatto e mi ha aiutato tramite Alfredo Passini per arrivare in Italia. C’erano due squadre, Brescia era più vicina a mio fratello che giocava nell’Albinoleffe quindi ho scelto quella. Poi Baggio ha giocato a Brescia quindi (sorride) ero costretto a fare questa scelta!
ICN: Che ricordo hai di quel Brescia?
PH: Ho bellissimi ricordi del Brescia. I primi sei mesi ho giocato pochissimo, poi ho perso mio padre e quindi ho avuto doppia difficoltà. Mister, dirigenza, staff erano molto bravi, mi dicevano ogni giorno su cosa dovevo migliorare poi Iachini aveva tanta fiducia in me. Mi diceva sempre “Dai che vinciamo sto campionato ed il prossimo anno giochi in Serie A, giocherai sempre” e io dicevo sempre nella mia testa “Ma com’è possibile se non gioco neanche in Serie B” (ride) e lui mi diceva in quel modo. Iachini è stato bravo, ci ha creduto sempre, io facevo quello che mi chiedeva di fare ed era contento. Ho davvero bellissimi ricordi. Anche quando siamo retrocessi in B, io volevo restare però mi hanno detto che mi dovevano vendere quindi è andata cosi.
ICN: Quando si pensa ad Hetemaj, lo si immagina con la maglia del Chievo Verona. Hai praticamente 250 presenze con i Clivensi. Guerriero di centrocampo, per molti presenza fissa al fantacalcio, sei uno di quei giocatori indispensabili per gli equilibri del centrocampo. Raccontaci i momenti più belli che hai vissuto con quella maglia.
PH: É vero, sono tante presenze. Quando sono arrivato al Chievo, non pensavo di fare tutte queste partite. Pensavo 1 o 2 anni e poi cambierò squadra. Invece mi sono trovato bene, c’erano sempre i presupposti per continuare, per questo ho fatto questa scelta. Poi mi dicevo sempre che è meglio giocare piuttosto che andare in un altro posto e magari per qualche motivo, non giocare. I momenti più belli al Chievo, certo, sono sempre le salvezze ma soprattutto una salvezza che è stata come un miracolo, eravamo davvero messi malissimo poi è arrivato Corini e ci siamo salvati. Ricordo quel gol di Dainelli che ha fatto in Sardegna, abbiamo vinto 0-1, penultima partita di quell’anno e ci siamo salvati. É stato bello.
ICN: Come mai indossavi sempre il numero 56? E perché adesso porti il 21?
PH: Ho giocato sempre con il 56 perché è il numero che ho scelto quando sono andato via dalla Finlandia. Mio padre è nato nel 1956 quindi ho scelto questo numero. Purtroppo quest’anno in Serie B non si possono prendere numeri alti quindi ho preso il 21 perché è il giorno di nascita di mio padre e anche di mio nipote.
ICN: Tra Nazionale e Serie A hai affrontato degli autentici campioni. Qual è stato il più difficile da affrontare?
PH: Iniesta. Per me Iniesta è il Calcio. Come giocatore vorrei essere come lui, con la sua qualità pazzesca. Però ti devo dire che anche in Italia gente come Pisano che giocava all’Hellas, soffrivo contro di lui ma anche Delvecchio del Catania era difficilissimo da affrontare.
ICN: Adesso con il Benevento state disputando una stagione pazzesca! Il pubblico ti ama e la Serie A sembra vicina. Qual è il vostro segreto? Come ti trovi a Benevento? Vuoi rimanerci tanto tempo?
PH: Sono da poco tempo a Benevento quindi i complimenti vanno alla società che ha fatto questo mercato. Hanno portato un allenatore ed uno staff al posto giusto, gente che ci crede. Abbiamo una squadra forte però più di questo stiamo tutti bene insieme, siamo una vera squadra. In questi anni che ho fatto fuori dalla Finlandia, non ho mai trovato una squadra più affiatata e con cosi tanta armonia. C’è una serenità pazzesca. Poi certo, i risultati ti portano entusiasmo però i meriti vanno sempre al presidente, al direttore, all’allenatore, al suo staff e ai giocatori. Non saprei dirti qual è il nostro segreto, mi trovo molto bene a Benevento, sono molto contento di essere qui. Quando ho saputo che c’era questa possibilità di venire, sono voluto venire a tutti costi. Certo, vorrei rimanere fino a quando riesco a giocare a questi livelli.
ICN: Mi chiedono gli amici di Benevento se hai già bevuto il liquore strega e se ti piace.
PH: Si si (ride ndr) l’ho bevuto, diciamo che non mi fa impazzire ma dovevo provarlo.
ICN: Tornando a quanto detto prima, quando magari poi penserai di non avere più il livello per stare a Benevento, ti piacerebbe chiudere la carriera in Finlandia e cercare di vincere la Veikkausliiga?
PH: Si si, mi piacerebbe vincerla e chiudere li. Però nella vita non sai mai niente quindi non puoi programmare.
ICN: Hai partecipato allo storico Europeo U21 del 2009, l’unico della storia della Finlandia. Il vostro gruppo era molto forte, diciamo che era la Nazionale maggiore del futuro con te e tuo fratello, Pukki, Sparv, Toivio e Kanerva in panchina. Che ricordo hai di quel percorso? É stato importante per la tua crescita come calciatore?
PH: Si, abbiamo fatto una cosa bellissima quell’anno li. Durante le qualificazioni ero infortunato, quindi non le ho giocate tutte ma più della metà. Abbiamo giocato veramente bene. Ho tanti bellissimi ricordi. Soprattutto l’ultima partita che abbiamo fatto contro l’Austria, che abbiamo perso 2-1 fuori casa, poi vinto 2-1 in Finlandia e poi siamo passati ai rigori. In quella partita ero squalificato ma all’andata avevo fatto io il gol, importantissimo perché era fuori casa. Quella volta sono tornato in Grecia e guardavo la partita con i miei parenti su internet ed era pazzesco. Emozioni che non posso mai dimenticare.
Certo, è stato importante giocare una competizione del genere, molto bello. Poi nel nostro girone c’erano Spagna, Inghilterra e Germania, la finale del torneo poi è stata Germania-Inghilterra. Le prime due partite abbiamo fatto bene, poi l’ultima partita contro la Spagna non c’era niente da fare, erano nettamente più forti di noi.
ICN: Qual è il ricordo più bello che hai con la Nazionale maggiore Finlandese?
PH: Il ricordo più bello è sinceramente l’1-1 fuori casa contro la Spagna. Vincevano sempre, vincevano contro di tutti e noi abbiamo fatto un pareggio nelle qualificazioni. Eravamo pure sotto 1-0 fino all’80esimo, abbiamo fatto un’azione splendida e poi pareggiato 1-1.
ICN: Ho sempre trovato la tua scelta di non voler giocare contro il Kosovo, giusta. Alcuni ragazzi come Valon Berisha, sono passati dalla Nazionale Norvegese a quella Kosovara. Non hai mai pensato di fare lo stesso?
PH: Ho fatto quella scelta perché non mi sentivo di giocare contro la mia gente. Anche se avessi scelto il Kosovo non avrei mai potuto giocare contro la Finlandia per lo stesso motivo. Si, ci ho pensato, ho pensato a tutte le possibilità però giocare per la Finlandia era la scelta giusta.
ICN: Quali allenatori hanno maggiormente influenzato in maniera positiva la tua carriera?
PH: Ci sono tantissimi allenatori. Il primo che si chiamava Ottavainen, poi qualche allenatore delle giovanili, Lorenzo Serra Ferrer in Grecia, Iachini, per me Iachini è stato il primo allenatore che ha creduto davvero in me e che mi ha lanciato. Poi certo, Corini, Maran e adesso mi trovo molto bene con Inzaghi.
ICN: Per gli attaccanti il gol è un’ossessione. Per te segnare non è mai stato fondamentale. Quale aspetto del Calcio per te è il più soddisfacente? Un tackle perfetto?
PH: No no, non c’è paragone con il gol. Anche se un difensore ti dice che preferisce fare un tackle, è un bugiardo. Il gol è gol. La sensazione più bella che puoi avere nel Calcio.
ICN: Chiudiamo con una nota simpatica. Ci puoi spiegare perché su instagram metti sempre l’emoji con il gorilla?
PH: É un animale che mi piace tanto e poi se giochi contro di me, capisci perché metto sempre quella (ride). Ormai è diventata la mia esultanza dopo i gol.
Si chiude così una lunga e piacevole intervista con uno dei più grandi protagonisti del Calcio Nordico in Italia, del nuovo millennio. Ci tengo davvero tanto a ringraziare Përparim per il suo tempo, per la sua disponibilità e per la simpatia con la quale ha risposto alle mie numerose domande. Non vedo l’ora di ritrovarlo in Serie A con il Benevento, una promozione che lui ed i suoi compagni stanno conquistando meritatamente sul campo. Con la speranza di risentirlo presto, gli auguro davvero tutto il meglio per la sua carriera e più in generale nella sua vita!
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