ESCLUSIVA ICN: Intervista ad Óttar Magnús Karlsson

Ho avuto il grande piacere di intervistare Óttar Magnús Karlsson, attaccante della Vis Pesaro ma di proprietà del Venezia. Lo ringrazio tantissimo per la disponibilità e per la pazienza. Considero il suo percorso davvero molto interessante. Conoscere ragazzi educati, rispettosi e che hanno vissuto così tante esperienze di vita, è una delle ragioni che rende divertente questo lavoro!

ICN: Ciao Óttar, partiamo dalle origini. Ricordi quando hai iniziato a giocare a Calcio?

OMK: I primi ricordi risalgono a quando ho iniziato a camminare. Ho avuto subito la palla tra i piedi. Poi quando avevo 4/5 anni ho iniziato ad allenarmi con la mia squadra di Reykjavik (Vikingur).

ICN: Hai praticato altri sport da ragazzino?

OMK: Si! In realtà ho giocato a pallamano fino a 14/15 anni. Anche la pallamano è molto popolare in Islanda. Sono stato selezionato da entrambe le Nazionali quando avevo 14/15 anni ed in quel momento ho dovuto scegliere se giocare a calcio o pallamano.

ICN: Pensi che sia utile per un giovane calciatore praticare altre discipline?

OMK: Si, penso che possa sicuramente aiutare, soprattutto quando sei giovane. Può aiutare il tuo corpo a svilupparsi attraverso altri movimenti.

ICN: Hai 27 anni ma hai già vissuto tante esperienze calcistiche. Alcune non sono state semplici e questo secondo me ha contribuito a costruire l’uomo ed il calciatore che sei. Oggi sei nel pieno della tua maturità calcistica. Parlando del tuo percorso, mi piacerebbe iniziare dall’Olanda. Hai giocato nel prestigioso settore giovanile dell’Ajax e hai avuto una breve esperienza allo Sparta Rotterdam. Cosa hai imparato? La consideri una fase importante della tua vita? Anche perché eri minorenne quando sei partito dall’Islanda.

OMK: Esatto, ho girato il mondo anche se ho solo 27 anni. Penso che la mia esperienza in Olanda mi abbia insegnato molto. Andare via di casa così presto, mi ha costretto a crescere molto in fretta. Stare lontano dai miei amici e dalla mia famiglia a 16 anni, non è stato facile. All’Ajax c’era un ambiente competitivo, ottimi giocatori in ogni ruolo e molti di loro oggi giocano in grandi club. Quel momento è stato molto difficile per me sia come persona che a livello calcistico, era un grande passo avanti rispetto all’Islanda. Guardando indietro penso che mi abbia aiutato a guadagnare molta esperienza e quindi sono grato di aver vissuto quel periodo.

ICN: Sto saltando volontariamente la tua esperienza al Vikingur perché ne parleremo in seguito. Dopo la fase delle giovanili ed un breve periodo in Islanda, sei andato in Norvegia, Svezia e Danimarca. Dall’esterno non mi sembrava un momento facile della tua carriera. Cosa pensavi in quel periodo?

OMK: Se devo essere sincero e provare ad analizzare quel periodo della mia carriera, mi sentivo un po’ perso. Cercavo stabilità e di trovare un posto nelle squadre in cui andavo ma in questi Paesi non ha funzionato.

ICN: Hai perso fiducia e motivazione in quegli anni? Anche solo per qualche giorno.

OMK: Si, è successo. Molte volte mi sono trovato a corto di fiducia in quel periodo ma in qualche modo ho sempre trovato il modo di rimettermi in carreggiata e concentrarmi nuovamente sui miei obiettivi. Ho lavorato molto sull’aspetto mentale in questi anni e penso che mi abbia aiutato molto.

ICN: Quale tra Molde, Vendsyssel, Trelleborg e Mjällby, consideri la migliore esperienza?

OMK:  Direi il Molde. Dico che è la migliore esperienza perché all’epoca l’allenatore era Ole Gunnar Solskjær e da lui ho imparato molto. Allo stesso tempo è stata la situazione più difficile a livello personale. Mentalmente sono arrivato a livelli molto bassi. Molde è una città davvero piccola quindi ero molto isolato. In quel periodo stavo lottando contro la depressione e ho ricevuto aiuto professionale per affrontarla.

ICN: Capisco.. Per un giocatore ma in maniera particolare per un giovane ragazzo, quanto è stato stressante cambiare cinque Paesi in quattro anni? A volte dall’esterno si tende a dimenticare che dietro il calciatore, ci sia semplicemente una persona.

OMK: Questo si ricollega al discorso fatto prima. Viaggiare ogni anno, cercando sempre di fare bella figura in campo e di trovare un equilibrio fuori, può essere molto difficile e penso di aver sofferto in quegli anni proprio per questa ragione.  Oggi in Italia penso di aver trovato l’equilibrio tra vita e calcio. Mi trovo molto bene qui, sia dentro che fuori dal campo.

ICN: Dopo questa fase della tua carriera, sei tornato per la terza volta al Vikingur. Dal mio punto di vista, il Vikingur sembra quel posto in cui puoi riprendere fiato e ripartire più forte. Cosa rappresenta questo club per te?

OMK: Il Vikingur è il club della mia città, il club che tifo e sono cresciuto lì con tutti i miei amici d’infanzia. Adesso ti dico che non giocherei mai per un altro club islandese. Penso che in quel momento avevo bisogno di tornare a casa dalla mia famiglia e dai miei amici. Dovevo iniziare a sentirmi bene e a sentirmi di nuovo me stesso. Gli ottimi risultati nel Calcio sono stati una conseguenza del fatto che mi sentissi bene. Adesso cerco sempre di assicurarmi di stare bene, in qualsiasi momento della mia carriera ed in qualsiasi posto io stia giocando. Stare bene penso sia la base per giocare bene.

ICN: Che ricordi hai di quando avete vinto la Coppa d’Islanda? Sei stato uno dei grandi protagonisti nelle ultime due partite!

OMK: Ho dei bellissimi ricordi di quella vittoria in Coppa d’Islanda. Ritengo che far parte di quella squadra vincente sia stata una grande esperienza.

ICN: Dopo aver fatto molto bene in Islanda, firmi con il Venezia. Il Venezia crede molto nei giocatori del Nord Europa. Consideri un vantaggio far parte di uno spogliatoio che vede presenti altri ragazzi del Nord? L’Italia non sembra un Paese in cui è facilissimo iniziare un’esperienza calcistica ed ambientarsi rapidamente.

OMK: Si, assolutamente. Venire in Italia è stato un grande passo dal punto di vista della cultura e anche linguistico, per non parlare del diverso stile calcistico. Avere altri ragazzi del Nord Europa, un po’ più vicini alla mia mentalità, mi ha sicuramente aiutato. Alla fine però, penso che sia necessario adattarsi allo stile di vita dell’Italia e al calcio italiano. Ovviamente è molto importante imparare la lingua, in modo da ambientarsi correttamente.

ICN: Sei ancora sotto contratto con il Venezia. Il club ti ha mandato in prestito diverse volte. Hai giocato per il Siena ad esempio. Ci puoi raccontare qualcosa di quella esperienza?

OMK: Si, è corretto. Quando il Venezia venne promosso in Serie A, mi mandò in prestito al Siena in Serie C. Ci ho messo un po’ a trovare il mio spazio in squadra, prima di iniziare a giocare e segnare un paio di gol. La società in quel momento era molto instabile e penso di aver avuto 5 allenatori e 2 direttori sportivi, da quando sono arrivato a quando ho lasciato Siena. Nell’ultimo giorno di gennaio mi hanno detto di lasciare il club e che se fossi rimasto, mi avrebbero messo fuori rosa per il resto della stagione. Il problema è che facendolo nell’ultimo giorno del mercato di gennaio, non sono riuscito a trovare un altro club in Italia, quindi ho dovuto cercare all’estero. Poi si è presentata l’opzione Oakland Roots negli Stati Uniti.

ICN: Che cosa porti con te di quel periodo a Siena?

OMK: Da quella esperienza ho imparato ad essere il più calmo possibile mentalmente, anche se ci sono aspetti esterni che non puoi controllare. Ovviamente di positivo c’è anche il fatto che ho avuto modo di conoscere la Serie C. Devo dire che Siena è una città fantastica e mi piaceva viverci.

ICN: Questo spiega la sorprendente traiettoria che ha poi preso la tua carriera. Come hai detto tu stesso, lasci il Siena e vai negli Stati Uniti. Giochi una stagione incredibile con gli Oakland Roots. Parliamo della tua annata migliore dal punto di vista realizzativo, con ben 19 gol! Volendo fare un paragone con tutte le altre esperienze fatte in carriera, secondo te qual è il livello della USL?

OMK: Direi che è un livello simile alla Serie C ma un calcio totalmente diverso. La Serie C è molto più tattica e i calciatori sono decisamente più consapevoli di tutti gli aspetti del gioco. In Italia le squadre sono molto più compatte rispetto agli USA. Negli Stati Uniti le squadre sono molto fisiche ma ci sono enormi spazi da sfruttare per gli attaccanti. L’esperienza in USL è andata molto bene, infatti ho segnato il maggior numero di gol in una singola stagione della mia carriera. Per il momento..

ICN: Dopo questa esperienza, sembri essere tornato molto più sicuro delle tue qualità. Mi sbaglio?

OMK: Si, è vero. Penso di aver ritrovato la fiducia in me stesso in quell’esperienza e di aver cercato di riportarla in Italia. Ovviamente a Francavilla le cose non sono andate bene, ma ora a Pesaro penso di aver dato il massimo. Anche se posso ancora migliorare molto.

ICN: Si, quella con la Virtus Francavilla è stata un’esperienza sfortunata. Sei stato rallentato – oserei dire fermato – da diversi problemi fisici. Con quale atteggiamento mentale hai affrontato gli infortuni? È stato difficile?

OMK: Si, mi sono dovuto fermare subito dopo il mio arrivo perché avevo uno stiramento all’inguine, poi ho subìto un’operazione al menisco. Penso che quando affronti degli infortuni, sia un grande test per capire quanto vuoi avere successo. È facile demotivarsi ma ho cercato di vedere la cosa nel modo migliore, mantenendo la fiducia in me stesso e concentrandomi sulle cose che voglio ottenere in futuro. Ho sfruttato questa situazione per diventare più forte.

ICN: Arriviamo finalmente a parlare della Vis Pesaro. Gestendo un progetto come “Il Calcio Nordico” e dovendo dare spesso dei giudizi sinceri e netti, non ti nascondo che questa mi sembrava un’esperienza da “O ora o mai più” per te. Questo solo per quanto riguarda l’Italia ovviamente.  Anche questa volta hai iniziato lentamente a causa degli infortuni. Poi ti sei fratturato lo zigomo, hai messo la mascherina e sei diventato un supereroe! Cosa stai vivendo di diverso a Pesaro, rispetto alle altre esperienze italiane? Qui sembra di vedere il vero Óttar!

OMK: Penso che non sia molto diverso dalle altre esperienze che ho avuto, tranne il fatto che adesso la mia convinzione si vede anche in campo. Anch’io sentivo che questa fosse una situazione da “O ora o mai più” quindi forse questo mi ha spinto oltre e mi ha fatto in qualche modo salire di livello. Credo sempre in me stesso, anche se vivo situazioni come quelle di Siena e Francavilla. Anche quando le cose non vanno bene, credo nelle mie capacità, quindi sono felice di poterle finalmente mostrare qui a Pesaro.

ICN: Hai già segnato 10 gol e i tifosi ti amano. Come stai vivendo il rapporto con la tifoseria e la città? Sei felice?

OMK: I tifosi sono molto appassionati e ovviamente ci chiedono la salvezza. Questo è l’obiettivo principale. Mi piace molto la città, è una località tranquilla e piacevole da vivere. Mi sento molto bene qui. Speriamo di alleviare al più presto le preoccupazioni dei tifosi, evitando la retrocessione.

ICN: Ho preferito intervistarti in inglese per metterti a tuo agio ma ho visto che parli un ottimo italiano. Addirittura migliore del mio inglese in realtà! È stato difficile impararlo? Mi metto nei tuoi panni e penso che per me imparare l’islandese sia praticamente impossibile (rido, ndr).

OMK: Beh si (ride, ndr), è stato abbastanza difficile. Ho cercato di lavorare il più possibile perché so quanto sia importante potersi esprimere in campo ma anche fuori con i miei compagni. Voglio ancora migliorare il mio italiano. A volte faccio fatica con le parole difficili ma diciamo che ci sono “Lavori in corso”!

ICN: Sei in Italia da tanti anni. Cosa ti piace dell’Italia? Cosa ti manca dell’Islanda?

OMK: Dell’Italia mi piace il ritmo di vita. Non c’è davvero fretta nella vita quotidiana qui. Adoro il vostro caffé e ovviamente il cibo. Il clima è sicuramente migliore del nostro. Insomma, ci sono davvero tante cose! Dell’Islanda mi manca la mia famiglia, i miei amici e la natura che trovi li.

ICN: Una parte fondamentale della tua carriera riguarda la Nazionale islandese. Hai avuto un ruolo importante nelle selezioni giovanili e hai anche esordito con la Nazionale maggiore. Cosa significa per te indossare quella maglia? Qual è il tuo più bel ricordo legato a quelle esperienze?

OMK: Significa molto per me indossare la maglia dell’Islanda. Sono orgoglioso ogni volta che scendo in campo con quella maglia. Credo che il mio momento più bello sia stato il primo gol segnato in Nazionale maggiore, anche se era un’amichevole. Mi piacerebbe tornare in gruppo e giocare con loro in futuro.

ICN: Ultima domanda! Se dovessi fare la Top 3 delle tue attuali ambizioni calcistiche, quale sarebbe?

OMK: Direi:

  • Giocare un Europeo o un Mondiale con la Nazionale islandese
  • Giocare in Serie A
  • Vincere il campionato islandese con il Vikingur Reykjavik (Il mio club d’infanzia)

Finisce così l’intervista a Óttar Magnús Karlsson, un ragazzo d’oro, a cui auguro di riuscire a realizzare tutte le sue ambizioni calcistiche e personali. È stato estremamente generoso e lo ringrazio tanto per essersi messo a disposizione, rispondendo alle mie numerose domande. Spero che sia stata una lettura interessante per voi. Per me è stata sicuramente un’esperienza memorabile!

La riproduzione anche parziale dell’intervista è severamente vietata in virtù delle norme vigenti sul copyright. L’articolo è proprietà esclusiva de © “Il Calcio Nordico”.

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