*Intervista del 22 febbraio 2021
Ho avuto il grandissimo piacere di fare una lunga chiacchierata con Morten Thorsby, centrocampista della Sampdoria e della Nazionale norvegese. Dal suo arrivo in Italia abbiamo imparato a conoscerlo come calciatore ma Morten è un ragazzo che merita davvero molta attenzione anche per i suoi progetti fuori dal terreno di gioco. Il suo impegno come ambientalista – oltre che lodevole – inizia ad avere un impatto nella vita di molte persone. Adesso smetto di anticipare i temi e vi lascio all’intervista. Prima però ecco il suo videosaluto!
ICN: Ciao Morten! Il modo in cui mi piace strutturare un’intervista è quello di attraversare tutte le tappe della vita/carriera di un calciatore. Calciatore però nel tuo caso risulta una definizione piuttosto incompleta. Come ti definiresti?
MT: Ciao Alessandro. Si, ho sempre fatto tante altre cose oltre al Calcio, ho tanti interessi, ad esempio ho praticato anche altri sport. Mio padre ha fatto Sci di fondo, era molto bravo, è stato selezionato dalla Nazionale quando aveva 21 o 22 anni, era uno dei più forti dopo Bjørn Dæhlie che è il più famoso di tutti i tempi. Era una bella sfida tra di loro ma mio padre ha avuto un problema al cuore ed ha dovuto smettere. Poi io ho iniziato a praticare Sci di fondo. Mia madre invece faceva Sci alpino e quindi poi ho fatto anche quello. Questi erano i miei sport invernali mentre in estate giocavo a Calcio e Tennis. Fino a 10 anni li praticavo tutti contemporaneamente e questo è diverso rispetto alla scuola dello sport italiano o olandese, dove i giocatori iniziano a fare solo Calcio già a 6/7 anni.
ICN: Il rapporto delle popolazioni del Nord Europa con lo sport è qualcosa che mi è sempre piaciuto. Provate tante discipline diverse e soprattutto non lo vivete sin da bambini come una carriera ma più come un’occasione per stare insieme e divertirvi. Nessuna ossessione solo un’attività che fa parte del quotidiano.
MT: Si, è uno stile di vita salutare. Noi quando iniziamo, abbiamo la scuola che è una parte e gli sport che sono un’altra. Tante persone fanno più sport contemporaneamente e capire se dobbiamo iniziare a competere prima, è sempre tema di discussione in Norvegia. In Norvegia non possiamo competere con i risultati prima dei 10/11 anni. Non ci sono risultati nelle partite. Quando io facevo Sci di fondo non avevamo una classifica quindi non si poteva dire chi era il più forte, eravamo considerati tutti uguali. Questa è un po’ la mentalità norvegese.
ICN: Riguardo a quel periodo della tua vita, che ricordi hai dello sport? Come lo vivevi?
MT: Ho sempre amato gli sport, amo competere in tutti gli aspetti della vita. Sono stato forse un po’ fortunato alla fine a diventare un calciatore dato che ho avuto opportunità in altri sport. Ero bravo nello Sci di fondo ma alla fine il Calcio ha prevalso, a 13/14 anni ho deciso di fare più o meno solo Calcio. A 17 anni c’è stato un momento decisivo, avevo la possibilità di andare al College in America, ho ricevuto un’offerta da Harvard. Ero molto emozionato per l’offerta però un mese dopo ho esordito in prima squadra con lo Stabæk e qualche settimana dopo ero già in Olanda all’Heerenveen! È una storia molto particolare, stavo per accettare Harvard ma poi molto rapidamente è iniziata la mia carriera nel Calcio. Il Calcio è stata la mia fortuna.
ICN: Scelte difficili per un ragazzo così giovane.
MT: Si, anche perché è stato molto veloce, a 17 anni avevo tutto vicino, la mia vita era scuola e amici, la mia idea era di continuare a studiare mentre poi ho continuato a giocare a Calcio andando in Olanda in un piccolo paese, da solo. Questo fa capire anche a ragazzi di 15/16 anni che è possibile diventare professionisti nel Calcio. Se ci penso sono fortunato, ci sono giocatori come Martin Ødegaard che hanno seguito una strada più normale facendo solo Calcio o come Kris Askildsen. Con Kris siamo cresciuti nello stesso posto, le nostre case erano distanti 5 minuti, siamo andati pure nella stessa scuola e nello stesso settore giovanile allo Stabæk. Tutto lo stesso, però appunto, lui ha sempre fatto Calcio mentre io ho fatto un casino (ride, ndr). Questo fa capire che per fare carriera non c’è una sola strada e questa penso che sia una bella cosa.
ICN: Una delle cose che ti contraddistingue, è il tuo rapporto con la natura. Era già così intenso durante la tua infanzia o si è sviluppato negli anni?
MT: Quella che è cresciuta negli anni è la consapevolezza. La vicinanza è sempre stata forte anche perché i miei genitori sono stati bravi a portarmi sempre nella natura e quindi ci sono cresciuto sempre a contatto. La consapevolezza è arrivata soprattutto quando mi sono trasferito in Olanda, c’era meno natura ed una vita completamente differente, cosa che appunto non era normale se penso alle mie abitudini.
ICN: Personalmente sono nato e cresciuto in città quindi non ho la tua stessa percezione di questa situazione. Secondo te quant’è importante istruire i ragazzi sulle tematiche legate all’ambiente oltre che al rispetto di ciò che ci circonda?
MT: È fondamentale. Pensando alla tua esperienza, capisco che non è colpa della gente che vive in città. Alla fine se non stai mai a contatto con la natura è veramente difficile capire quanto sia fondamentale. Se non vedi con i tuoi occhi la natura, tutto quello che fa per noi, finisci per darla per scontata ma invece è qualcosa di incredibile. Quello che possiamo fare è sensibilizzare le persone sull’argomento e credo che questo sia importantissimo.
ICN: Torniamo alla tua carriera da calciatore. Le tue prime esperienze nei settori giovanili sono state il Lyn che però in quel periodo è fallito e lo Stabæk. Già a quei tempi sapevi di potercela fare?
MT: Si, ho sempre giocato a Calcio, anche con i miei amici e sono sempre stato bravo anche se non ero il migliore. Ero forte in tante cose ma dentro di me sapevo che il Calcio era la strada giusta. Mi piaceva più di tutto il resto, per me il Calcio è lo sport più bello.
ICN: Ai tempi dello Stabæk sei venuto a giocare in Italia, disputando il torneo di Viareggio. Che ricordi hai di quell’esperienza?
MT: Ah si si, molto bella come esperienza. Era il 2013/14 e abbiamo giocato contro Torino, Siena e Santos Laguna. Abbiamo fatto 0 punti ma nel complesso è stato bello partecipare.
ICN: Che ricordi hai del tuo esordio in Eliteserien con lo Stabæk?
MT: Ero molto emozionato. Era un periodo in cui il club era importante, nel 2008 aveva vinto il campionato. Era una piccola squadra ma che stava facendo molto bene dall’inizio degli anni 2000. Purtroppo quando sono arrivato al club, sono arrivati anche problemi economici e quindi eravamo in seconda divisione. Il mio primo anno in prima squadra eravamo appunto nella seconda serie ma siamo stati promossi subito. A quel punto è arrivato un nuovo allenatore, l’americano Bob Bradley, precedentemente CT degli Stati Uniti e suo figlio giocava in Italia. Lui è stato incredibile, è venuto allo Stabæk dopo una carriera importante e si è subito innamorato del posto, del club e della sua storia. Quella dello Stabæk è una famiglia che lavora bene, sempre con tanti giovani talenti. Lui, come mister Ranieri, ha rappresentato il cambiamento per me.
ICN: È stato difficile lasciare la Norvegia ed andare a vivere in Olanda? Come ti sentivi in quel periodo?
MT: Si, i primi due anni sono stati difficili ma è abbastanza normale quando hai 18 anni e arrivi in un altro Paese. Ci sono tante difficoltà. Ho giocato 16 partite al primo anno, poi sempre di più. Avanzavo per piccoli step. Le ultime due stagioni sono state top tranne l’ultima metà dove mi hanno messo fuori perché avevo già firmato con la Sampdoria. Posso dire di avere avuto una bella carriera all’Heerenveen.
ICN: L’Eredivisie è quindi una buona tappa intermedia tra l’Eliteserien e la Serie A?
MT: Per me è stata sicuramente la scelta giusta. Ho avuto la possibilità di giocare tante partite in un campionato di livello buono ma non troppo, con squadre importanti come Ajax, PSV e Feyenoord ed altre che non sono male e che sono ideali per migliorare. Come ti dicevo, per me è stata la scelta giusta ma poi ci sono ragazzi che ad esempio hanno scelto di passare direttamente dalla Norvegia all’Italia. Sono scelte, impossibile dire prima cosa sia meglio.
ICN: Quali pensi che siano le principali differenze tra il campionato olandese e quello norvegese?
MT: L’Olanda ha una cultura calcistica molto forte, come l’Italia. Culture totalmente differenti ma molto forti. In Olanda ad esempio è molto influente la scuola di Cruijff, i ragazzini imparano già da giovanissimi a giocare in una determinata maniera. Onestamente quando sono arrivato non ci avevo capito niente, loro conoscevano già tutti questi aspetti del Calcio, parlavano di schemi, io invece dicevo “dai gioca!” (ride, ndr).
ICN: E invece quando sei arrivato in Italia che sensazioni hai avuto? Sia dal punto di vista calcistico che da quello personale.
MT: In Italia c’è davvero una cultura calcistica fortissima, cosa che trovo molto bella perché qui senti tutte le sensazioni attorno al Calcio ovunque, tutti parlano di Calcio. Da calciatore è bello perché senti che quello che stai facendo ha un vero impatto sulle persone.
ICN: Una delle cose che più impressionano di te è la velocità con la quale hai imparato l’italiano. C’è una ragione particolare che ti ha spinto a concentrarti in modo così intenso sin da subito?
MT: Ti ringrazio. Onestamente il lockdown dovuto al Covid ha accelerato le cose. Lo studiavo anche prima con buoni risultati però quel periodo mi ha fatto fare un grande salto in avanti. Per circa 4 settimane ho studiato almeno 2/3 ore al giorno. Ho la pazienza per stare concentrato davanti ai libri e questo è stato importante.
ICN: Ti seguivo già con attenzione all’Heerenveen ed il tuo stile di gioco è cambiato abbastanza. I tuoi compiti alla Sampdoria, così come il tuo ruolo, sono diversi e quindi hai meno possibilità di proporre un gioco offensivo. Ritieni che queste due esperienze, in cui ti vengono affidati ordini diversi, stiano contribuendo a renderti un giocatore sempre più completo? Senti di migliorare?
MT: Si, tanto. La scuola olandese si concentra molto sulla tecnica mentre adesso sono in Italia che ha un approccio totalmente diverso. È un’ottima cosa avere la possibilità di giocare in Paesi differenti e conoscere culture calcistiche diverse. Questo è qualcosa che senti quando giochi. I primi 6 mesi ho avuto anche delle difficoltà ma alla fine se guardi l’ultimo periodo sto migliorando tanto.
ICN: Chi ti conosceva poco prima del tuo arrivo alla Sampdoria, ha notato adesso la tua grande polivalenza. Tra selezioni nazionali e club hai ricoperto praticamente qualsiasi ruolo, senza mai lamentarti. A Genova si scherza sul fatto che presto giocherai anche in porta. In quale ruolo ti senti più a tuo agio? Per quale ragione?
MT: Si, è una fortuna ed una sfortuna. Sono sempre a disposizione ma naturalmente per crescere e migliorare sempre di più, per essere un giocatore top, devo trovare il mio ruolo. Il Calcio di oggi è troppo competitivo per essere forte in tutti i ruoli, devo trovare una posizione in cui posso diventare un giocatore ancora più importante, posizione che secondo me è a centrocampo. È importante saper ricoprire anche altri ruoli ma secondo me sono un Centrocampista box-to-box. In quel ruolo posso sfruttare tutte le mie qualità.
ICN: Sono d’accordo, trovare un ruolo fisso è molto importante soprattutto in chiave Nazionale maggiore. Attorno alla Nazionale c’è grande attesa nella speranza che riusciate a qualificarvi per le prossime edizioni di Mondiali ed Europei.
MT: Questo è un mio grandissimo obiettivo, ho giocato tanto in U21 e adesso voglio farmi vedere anche in Nazionale maggiore. È davvero il mio obiettivo principale per il prossimo periodo.
ICN: Dovrai vivere ancora tantissime esperienze in blucerchiato ma ad oggi qual è stato il momento più bello con la maglia della Sampdoria?
MT: Bellissima domanda! Secondo me il primo derby, quando abbiamo vinto all’ultimo secondo con il gol di Gabbiadini. È stato bellissimo con i tifosi, atmosfera pazzesca. Ho iniziato terzino destro. Giocare terzino destro nel derby… i primi 20 minuti avevo il cuore che batteva fortissimo ma alla fine è stato bellissimo.
ICN: È bello che tu dica questo anche perché è esattamente l’unica partita che ho visto dal vivo a Marassi! Per quanto riguarda il Calcio italiano invece, qual è l’aspetto che ti piace di più e quale il più difficile da gestire?
MT: Sto ancora cercando un equilibrio. Sai, in Italia non puoi fare contrasti duri come facevo prima, tante volte gioco a limite, quindi sto continuando a cercare di capire e migliorare in questo aspetto. Mi devo ancora abituare perché è un aspetto molto differente rispetto agli altri Paesi, è una questione di cultura. In Italia i giocatori sanno che appena arriva un piccolo contatto, si possono buttare. Non dico che è una simulazione ma che sono intelligenti, sono furbi a sfruttare la regola. Devo migliorare in questo. Per quanto riguarda i lati positivi invece ci sono tante cose, ad esempio se in futuro vuoi diventare allenatore, giocare in Italia è molto interessante perché qui impari la tattica, impari come funziona il gioco e per me è importantissimo. Giochi ma al tempo stesso è come se fosse una scuola. È una fortuna avere un allenatore così competente ed esperto come Mister Ranieri.
ICN: La tua carriera non si limita ovviamente ai club ma hai sempre avuto un ruolo importante in Nazionale, soprattutto nelle giovanili. Hai un numero molto alto di presenze sin dall’U16. Sei stato una colonna della Nazionale U21 ed hai indossato anche la fascia di Capitano contro l’Italia. Indimenticabile la tua prestazione contro la Germania. Parlaci del tuo percorso in Nazionale e di cosa rappresenti per te.
MT: Si, abbiamo vinto contro la Germania per 3-1, io ho fatto doppietta mentre Martin Ødegaard gol e assist, partita incredibile. È stata una bella carriera nelle Nazionali giovanili, sono stati 3/4 anni molto belli. Giocare in Nazionale è sempre speciale. Noi però non sentiamo così tante emozioni come gli italiani. Quando gioco contro l’Italia ho sempre la sensazione di giocare contro qualcuno che sente emozioni più forti delle nostre. Questa è anche una questione culturale, noi norvegesi non siamo così agitati o emozionati ma la sensazione è bellissima anche per noi.
ICN: Prima parlavi di Ødegaard. Se penso alla tua carriera lo considero come un tuo grande compagno di viaggio. Siete stati insieme all’Heerenveen, insieme nelle Nazionali giovanili e adesso in Nazionale maggiore. È stato addirittura lui a lasciarti il posto nella sfida contro la Macedonia per il tuo esordio in Nazionale maggiore. Fate parte di una delle generazioni più talentuose della storia del Calcio norvegese e sembrate un gruppo molto unito. Oltre al vostro talento, questo sentimento di grande amicizia tra voi può essere il segreto per successi futuri?
MT: Speriamo! Abbiamo un gruppo molto interessante adesso ma diciamo che anche le altre Nazionali hanno giocatori molto forti. Noi siamo la Norvegia, partiamo sempre come underdog ma adesso abbiamo giocatori di un livello che nel recente passato non abbiamo avuto, penso ad Håland ed Ødegaard che sono calciatori che possono fare la differenza e speriamo che questo gruppo possa arrivare a grandi risultati. Adesso abbiamo anche un nuovo allenatore ed un nuovo progetto, speriamo bene anche perché non andiamo da 20 anni all’Europeo o al Mondiale e vogliamo fare bene per il popolo norvegese.
ICN: Tornando al Morten uomo e non calciatore. Cosa apprezzi della vita in Italia e cosa ti manca della Norvegia?
MT: Norvegia e Italia sono diverse per molti aspetti ma anche uguali. Come in Norvegia anche qui c’è tanta natura, ci sono la montagna ed il mare quindi mi trovo bene. Queste sono le cose che contano per me. Oltretutto in Italia le città sono più interessanti se si pensa alla vostra storia. Diciamo che questa combinazione di cibo, cultura e natura è molto speciale. Spero che a fine carriera passerò il mio tempo tra Norvegia e Italia.
ICN: Il tuo forte rapporto con la natura non è solo teorico ma ti sei sempre impegnato per cambiare le cose. Sono tantissime le iniziative a cui hai partecipato o addirittura lanciato, penso a ‘‘We Play Green”, ai pannelli solari fatti installare ai tempi dell’Heerenveen o alla tua iniziativa di incontrare il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Ti andrebbe di parlare dei tuoi progetti e spiegare a chi conosce poco il tuo lavoro di cosa ti stai occupando?
MT: Ho provato negli ultimi 5/6 anni a fare quello che potevo fare. In quanto calciatore ho una discreta visibilità, la mia voce può quindi lanciare un messaggio che sarà ascoltato da più persone. Voglio fare tutto il possibile per parlare di questo argomento e creare progetti concreti, quindi ho fondato “We Play Green”, una fondazione che in realtà è un’iniziativa, creata per sensibilizzare riguardo a queste tematiche e per avere una struttura che permette di trovare partners e realizzare tanti progetti diversi. L’importante è trovare un equilibrio, così io posso migliorare sempre più nel Calcio e magari dare sempre più visibilità all’iniziativa mentre loro continuano a sviluppare i progetti. Il lavoro di queste persone è molto importante anche perché sono progetti che in questo momento non posso seguire costantemente cosiderati i miei impegni con il Calcio.
ICN: In cosa la Sampdoria ti sta aiutando a rendere migliore la quotidianità dell’intero club?
MT: Con la Sampdoria abbiamo davvero un bel rapporto, parliamo di questi argomenti soprattutto con i giocatori, con lo staff e le persone che ne fanno parte. Anche loro capiscono sempre di più che questo è importante. Nel nuovo centro sportivo ci saranno pannelli solari e macchine elettriche. È importante che la squadra stia lavorando su queste cose.
ICN: Sin dal tuo arrivo ti sei sempre dimostrato un esempio da seguire. Per concludere, ti chiedo di lanciare un messaggio spiegandoci come possiamo migliorare le nostre abitudini quotidiane. In che modo con piccoli gesti possiamo contribuire a preservare l’ambiente che ci circonda?
MT: La parola fondamentale è impegno. La visione della mia fondazione è quella di trovare un equilibrio con la natura e questo possiamo arrivare a farlo solo se ci impegniamo. Non c’è magari un piccolo gesto specifico da fare, è una questione di consapevolezza e la consapevolezza cresce in base al tuo impegno. Questa è stata la mia strada ad esempio. Quando cresce la consapevolezza per la difesa dell’ambiente nelle persone? Se tu ti impegni e dai il buon esempio, la tua famiglia lo vede, i tuoi amici lo vedono e questo può cambiare le cose. Carlo è un buonissimo esempio, sta diventando adesso un vero e proprio ambientalista!
CI: Si è vero. Un giorno domandai a Morten, un po’ per curiosità ma anche perché ho voluto aprire la mia mente e impegnarmi su questo, quale fosse la compagnia aerea meno inquinante per i viaggi della squadra. Quindi capisci che se io non avessi avuto Morten qui, che parla spesso di questi argomenti, probabilmente non ci avrei mai pensato o comunque non avrei mai posto una domanda del genere.
MT: Il concetto infatti sta tutto qui, il momento in cui la consapevolezza cresce nelle persone. Le azioni ed il cambiamento sono una normale conseguenza. Questa è la cosa fondamentale. Sono davvero semplici le ragioni per farlo. Un’aria più pulita, un mare più pulito, sono tutte cose necessarie. Il cambiamento sta arrivando ma deve andare più veloce!
Finisce con questo bel messaggio l’interessantissima conversazione con Morten Thorsby. Mi auguro che questa intervista, oltre che permettervi di conoscere meglio il ragazzo, vi abbia incuriosito sui suoi progetti personali legati all’ambiente e che vi abbia dato voglia di migliorare in qualche modo le vostre abitudini. Ci tengo a ringraziare di cuore Morten e Carlo per la loro immensa disponibilità e gentilezza, Giulio per averci messo in contatto e più in generale l’Unione Calcio Sampdoria per permettermi di pubblicare questa intervista.
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