(Intervista del 10 gennaio 2020)
Partiamo subito con una breve introduzione per chi non conoscesse il personaggio:
Giovanni Costantino, 35 anni, nato a Messina, in passato Allenatore delle giovanili del FC Futura (club Finlandese con base a Porvoo), poi Allenatore della prima squadra dell’Åland United, (club femminile della massima serie Finlandese) situato nelle isole Åland, precisamente nella piccola Lemland. Adesso, é Assistente del CT Marco Rossi nella Nazionale Ungherese. In quest’ultima esperienza si é trovato ad affrontare proprio la Finlandia, durante la fase a gironi della Nations League e potrebbe ritrovarsi a sfidare in un’eventuale finale degli spareggi per accedere ad Euro 2020, la nostra Islanda. Tra le altre esperienze assolutamente degne di nota, troviamo Dunajskà Streda in Slovacchia e l’Honved in Ungheria (dove vinse il Campionato) sempre come Assistente di Mister Marco Rossi.
Intervista che offre tanti spunti, soprattutto agli allenatori che sognano l’estero o semplicemente a chi vuole davvero intraprendere questa carriera. Ma adesso basta anteprime, conosciamo meglio attraverso questa lunga intervista, un uomo che ha fatto del lavoro, del coraggio, del sacrificio e della competenza i suoi marchi di fabbrica.
ICN: Ciao Giovanni, intanto grazie per aver accettato di incontrarmi. Parlaci dei tuoi inizi in Finlandia.
GC: Ciao, allora il primo anno guadagnavo 700€, allenavo 3 squadre e gestivo anche l’allenamento individuale. C’erano dei giorni in cui facevo allenamento dalle 15:00 alle 21:30, all’aperto, a Gennaio. Temperature come -15°. Ci siamo allenati anche con -18°. In Finlandia c’é il limite che sotto i -12° non ti puoi allenare, non accendono neanche le luci del campo ma a volte é capitato, con il pallone in condizioni davvero complicate. Il primo anno non é stato facile, considera che sei da solo, con la barriera della lingua, in pieno inverno e con la differenza di mentalità.
ICN: Parliamo della mentalità Finlandese. Come si sono posti nei tuoi confronti? Disponibili? Cercavano di sabotarti?
GC: Sinceramente mi sono trovato bene, i genitori dei ragazzi erano davvero stupendi. Il direttore del club era Italiano. Un aspetto molto importante è che mi ha lasciato sbagliare da solo. I primi 6 mesi furono difficilissimi anche dal punto di vista dei risultati. Avevo due squadre giovanili (maschili) ed una femminile. Arrivai ad un punto dove avevo solo 3 ragazze che si presentavano all’allenamento mentre con i ragazzi, stavamo lavorando bene ma non si ottenevano praticamente mai buoni risultati.
ICN: Secondo te, il problema poteva stare nel fatto che non riuscivano a recepire il tuo modo di lavorare o nella grande differenza di cultura calcistica tra i due Paesi?
GC: Partivamo da una base piuttosto bassa, bisognava lavorare tanto. Considera che anche dal punto di vista degli allenamenti, il cambiamento era evidente. Che poi non significa che il mio metodo fosse giusto e l’altro sbagliato ma erano due concetti diversi. Cercavo di farli lavorare molto con il pallone, cercavo di farli crescere sotto l’aspetto individuale ma anche collettivo. Tutto questo ha poi finito per portare risultati. Il calcio giovanile, serve a sviluppare i giocatori. Inizialmente ho trovato un gruppo, poi siamo diventati squadra.
ICN: Avevi già una buona base d’Inglese o l’hai imparato sul posto?
GC: Non male, ho imparato da autodidatta senza seguire nessun tipo di corso.
ICN: Se non erro, il direttore di cui parlavi prima é Roberto Nuccio.
GC: Esattamente, che adesso ha portato il Gnistan in Ykkönen. Davvero una bravissima persona, gli devo tantissimo, é stata la prima persona a credere in me. Gli auguro davvero il meglio per la sua carriera, perché merita, é una persona assolutamente competente. Mi ha aiutato molto. Se non ci fosse stato lui, non so come sarebbe andata.
ICN: La domanda fondamentale a questo punto è: perché la Finlandia?
GC: Avevo inviato diversi CV, poi un signore Finlandese mi disse che non poteva aiutarmi ma che conosceva un Italiano forse in grado di farlo. Riuscii a mettermi in contatto con Nuccio quindi decisi di incontrarlo di persona, ovviamente a spese mie. Da quell’incontro poi nacque uno scambio durato mesi fino a quando non mi propose una settimana di prova e qualche mese dopo mi fece firmare un contratto di 1 anno.
ICN: Quindi hai lasciato un posto fisso ben pagato, per un contratto da 700€ al mese per 1 anno, in Finlandia! Diciamo che hai lasciato qualcosa di sicuro, per uno dei mestieri più instabili e imprevedibili che ci possano essere.
GC: Lo so, é un po una follia. Sai, ho fatto 6 anni nelle ferrovie, 5 di questi erano treni merci, ritmi durissimi da sostenere. Onestamente non ho neanche riflettuto alle possibili conseguenze. Ero deciso e ben determinato. Ero proprio accecato dalla passione, al punto da non prendere neanche in considerazione le eventuali difficoltà che avrei dovuto affrontare.
ICN: Non hai giocato a Calcio ad alti livelli. Quanto rende più complicata la situazione ? Soprattutto per quanto riguarda i patentini da Allenatore.
GC: Per chi non ha giocato ad alti livelli, la difficoltà é enorme rispetto ad un calciatore che ha giocato a quei livelli. Sia per contatti che “credibilità”. Ad esempio ottenere il Master é difficilissimo.
ICN: Anche se dovessi andare agli Europei con la tua Ungheria ?
GC: Si, non cambierebbe nulla. Per esempio nel bando c’é un posto riservato a chi ha partecipato ad una fase finale dell’Europeo o di un Mondiale da calciatore ma non da allenatore.
ICN: Se non erro, all’estero peró la situazione é diversa.
GC: Si, all’estero ci sono i test d’ingresso, il colloquio, c’é una valutazione diversa cioé tramite punteggio.
ICN: Continuo ad insistere su questo punto anche perché da ragazzino ero molto interessato a questo mondo e notavo una differenza abissale per le ammissioni tra ex calciatori e calciatori dilettanti. Qualcosa che mi scoraggio’ già in partenza. Ipoteticamente, tu potresti andare all’Europeo da Assistente, disputarlo magari da protagonista e secondo questo sistema vali comunque meno di un calciatore che ha avuto una carriera/esperienze in Serie A o in Serie B.
GC: Ti faccio un esempio. Quando ottenni il patentino Uefa A, fui ammesso solo grazie alla richiesta del club Finlandese che allenavo. Dovettero fare richiesta e aspettare che fosse accordata. In caso contrario, non sarei stato ammesso.
ICN: Uno dei tuoi obiettivi é sempre stato diventare allenatore di una Nazionale o comunque entrare nello staff di una Nazionale. Quando é arrivata la chiamata della Nazionale Ungherese, cosa hai pensato ?
GC: Innanzitutto devo ringraziare Marco Rossi che mi ha dato l’opportunità di lavorare con lui in Nazionale, come Roberto mi ha dato l’opportunità di allenare, Marco mi ha dato l’opportunità di lavorare ad alto livello e ho imparato tantissimo da lui soprattutto sotto l’aspetto dello spogliatoio, che non è uguale per dinamiche ed esperienze, a quello dei dilettanti. E’ difficile da spiegare. Ovviamente é importante e ne sono onorato ma onestamente per me, qualsiasi sia la squadra, qualsiasi sia il livello, la situazione diventa più o meno prestigiosa agli occhi degli altri ma agli occhi miei, dal punto di vista dell’impegno, non cambia nulla. Non mi sento Allenatore solo perché sono in Nazionale.
ICN: Ti interrompo, questo si nota anche dalle scelte che hai fatto. Allenatore delle giovanili in Finlandia, poi sei stato alla guida di una squadra femminile Finlandese, Assistente in Ungheria e Slovacchia. Dai l’impressione semplicemente di voler lavorare, di voler lavorare bene.
GC: Esattamente, voglio poter lavorare bene. Ricordo quando dissi ai ragazzini delle giovanili, poco prima di una partita, ”Voi dovete giocare come se giocaste per il Real Madrid, perché se io dovessi allenare il Real Madrid lo allenerei allo stesso modo”. Ed é la verità. Alla fine l’approccio che avevo con quei ragazzini, é lo stesso che uso oggi. La voglia e l’entusiasmo sono qualcosa che ho dentro, non dipende dal valore o dal prestigio della squadra.
ICN: Parlando un po’ di tattica, qual é la tua idea di Calcio? Attualmente, essendo Assistente del CT Rossi immagino che si debba comunque seguire la sua idea e poi lavorarci insieme.
GC: Marco ha ovviamente l’ultima parola su tutto e insieme a Cosimo ed Enrico collaboriamo per migliorare sempre sotto l’aspetto tattico. In Nazionale non é semplicissimo sviluppare tutte le idee che abbiamo in mente, perché c’é poco tempo per lavorare. Personalmente il modello di gioco che prediligo e su cui anche in Nazionale proviamo a lavorare é il gioco posizionale. Una certa flessibilità sull’aspetto del modulo, lavorare più sui principi di gioco che sui moduli, avere dei principi che siano validi per qualsiasi sistema di gioco. Per intenderci, un modello che ci assomiglia molto é quello del Sassuolo o della Sampdoria del 2018-19. Questo tipo di gioco dove c’é una progressione, cioé si parte da dietro, si cerca di muovere l’avversario per poter attaccare gli spazi lasciati vacanti, attirare l’avversario per poi attaccarlo verticalmente. Cercare la superiorità numerica negli spazi stretti. Se noi progrediamo insieme, nel momento in cui perdiamo palla abbiamo più possibilità di recuperarla perché siamo vicini. Non sei una squadra che quando perde palla arretra ma invece, aggredisce in avanti.
Per quanto riguarda la fase difensiva, non mi piace il gioco speculativo. Sono molto più per un approccio aggressivo, mi piace provocare l’errore dell’avversario, non sono uno che aspetta. Poi certo, dipende dalla partita, in alcune fasi é meglio aspettare. Questo é il tipo di Calcio che ritengo più utile. Affidarsi meno alle individualità e più al collettivo. Per fare questo tipo di Calcio, devi allenarti in una certa maniera. Non puoi allenarti sempre in spazi grandi, ma se vuoi appunto giocare cosi, gli spazi si riducono e devi essere veloce, ancora più che tecnicamente, devi essere veloce mentalmente. Le velocità importanti, sono quelle di pensiero, di ragionamento, di esecuzione, non fare 100 m il più velocemente possibile.
ICN: Curiosità per quanto riguarda gli spareggi per Euro 2020. Nel migliore dei casi, voi affronterete l’Islanda nella finale degli spareggi per accedere all’Europeo. Preparerete con largo anticipo anche le due eventuali finali? Le avete già preparate?
GC: No, in questo momento siamo focalizzati solo sulla Bulgaria, pero’ in questi mesi andremo nel dettaglio anche di Romania ed Islanda. Non puoi essere impreparato perché da giovedi a martedi, non hai tempo. Sappiamo già cosa fare. Anche durante la fase a gironi, pensavamo partita per partita.
ICN: Gli Ungheresi hanno già giocato contro l’Islanda, ad Euro 2016. Puó aiutare?
GC: L’Ungheria é cambiata. Anche l’Islanda é cambiata, c’é stato il cambio di allenatore. C’é pero’ una certa fiducia, perché l’Islanda ha sempre fatto fatica contro l’Ungheria. Sono due scuole di Calcio molto diverse. L’Islanda é una squadra molto fisica. Noi soffriamo soprattutto le squadre che fanno molto palleggio a centrocampo, e l’Islanda non fa questo tipo di gioco. Croazia e Slovacchia ad esempio ci hanno dato molto fastidio.
ICN: Se in futuro, la collaborazione con Mister Marco Rossi dovesse giungere al termine, andresti ad allenare in uno dei Campionati Nordici ?
GC: Sai, ho avuto una proposta in Estonia, ed anche in Norvegia c’é stato qualche ”pour parler” ma io non ho problemi ad andare. L’importante secondo me, quando una società cerca un allenatore, è che bisogna condividere determinate cose. Quando allenavo l’Åland United, ho scoperto successivamente che il direttore voleva giocare un calcio un pò più speculativo. Quindi nel momento in cui io vado ad allenare, vorrei, indipendemente dal posto, cercare di giocare un certo tipo di calcio. Un calcio per me più soddisfacente, più ambizioso, che secondo me dà più possibilità di vincere. A me non piace quando il risultato é più frutto dell’errore degli altri piuttosto che di quanto fatto da te. Se trovo una società che mi permette di lavorare cosi, non mi importa se Islanda, Fær Øer o chissà dove, l’importante é poter lavorare bene.
ICN: Questa tua riflessione, mi fa pensare ai settori giovanili in Italia, dove spesso gli allenatori puntano più al risultato che al gioco o dove spesso sacrificano addirittura lo sviluppo individuale del ragazzo per provare a vincere i campionati.
GC: Infatti, se pensi alle squadre più forti a livello giovanile, sono quelle che puntano più sul gioco, come l’Atalanta. Ci sono milioni di allenatori in giro. Secondo me quando una società sceglie un allenatore, non deve scegliere il CV, non deve scegliere quello che ha fatto prima ma quello che ha da proporre. Ho conosciuto allenatori anche oltre i 70 anni che avevano ancora qualcosa da proporre mentre altri, neofiti, che pensavano ancora da calciatore e non sapevano neanche come approcciarsi al lavoro.
ICN: Hai allenato in 3 Paesi diversi. Cosa ti ha insegnato ognuna di queste esperienze?
GC: In Finlandia, il settore giovanile é stato un po’ un laboratorio per le mie idee. E’ stato un percorso formativo molto importante. All’Åland United, essendo Calcio Femminile, la gestione dello spogliatoio era completamente diversa. Quando sono arrivato, venivano da un pre-campionato tragico, avevano perso anche 10-0. Poi invece insieme abbiamo raggiunto i playoff a sorpresa, in modo incredibile, nessuno ci credeva. Alla fine mi é rimasto l’amaro in bocca, perché sono una persona che tende a pensare che si possa sempre fare di più. Tornando indietro gestirei certe situazioni in modo diverso anche se era difficile fare meglio perché molte persone intorno a me avevano idee un po’ diverse.
L’Ungheria ha una tradizione calcistica incredibile. La cosa più bella in Ungheria e in Slovacchia é la passione della gente. Ho sempre avuto un buon rapporto con i giocatori e venendo a contatto con giocatori di altissimo livello in Nazionale, non ho stravolto l’atteggiamento rispetto al settore giovanile. Sono io ad andare verso i giocatori, non loro che devono venire da me. Questo mi ha fatto capire una volta di più che l’empatia con i ragazzi é fondamentale, allo stesso livello dell’aspetto tecnico e tattico. La gestione ed il lavoro quotidiano con i ragazzi, la passione, il giudizio che i ragazzi hanno su di te riguarda anche il tuo modo di lavorare, la tua professionalità. Non vedo questa differenza che magari si può immaginare dall’esterno, di ragazzi viziati o altro, poi certo ci sono le eccezioni, ma sono ragazzi normalissimi. Hanno bisogno di un allenatore, di uno staff che li sostenga nei momenti difficili, che lavori per loro, che faccia da scudo. Come nel settore giovanile, hanno bisogno di essere aiutati e sostenuti.
ICN: In conclusione, avresti un consiglio per tutti quei ragazzi che vogliono diventare allenatori o che lo sono già ma che non riescono ad uscire dalla loro piccola realtà?
GC: La prima cosa é di non essere ”snob”. Sai quante volte mi sono trovato ad allenare, magari squadre con un livello molto basso o con gente che si allenava addirittura per la prima volta? Mi é capitato di avere la presunzione, sbagliata, di dire: ”ma chi sto allenando?”. Un minuto dopo però pensavo, se io sono un buon allenatore, devo avere la capacità di risolvere questi problemi e di farli migliorare. Ecco, questo é l’approccio secondo me fondamentale, a qualsiasi livello. Qualsiasi situazione va combattuta e non si deve mai avere la presunzione di sentirsi superiore alla situazione in cui ci si trova.
La seconda é di imparare benissimo l’Inglese.
La terza é di non accampare scuse ma di lanciarsi, contattare, proporsi, farsi vedere anche tramite viaggi, essere attivi. Bisogna muoversi dalla sedia!
Finisce con questi preziosi consigli, una delle conversazioni più sincere ed interessanti che mi sia mai capitato di avere con protagonisti del nostro amato Calcio Nordico. Ci tengo a ringraziare mister Giovanni Costantino per il suo tempo e per la sua disponibilità. Non mi resta che augurargli tutto il meglio per la sua carriera e chissà, magari un giorno guiderà uno dei nostri club a fantastici successi !
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